La Tarantella


La tarantella è  una danza popolare presente in molte aree del nostro Sud dove spesso permane in forme arcaiche e remote.
Connessa ai riti del "Tarantismo" il suo nome è legato a quello del ragno tarantola contro il cui morso il ballo sarebbe nato come terapia coreutico-musicale.
In effetti, il "Tarantismo" è una manifestazione di natura isterica, caratterizzata da convulsioni e agitazioni psicomotorie, attribuita dalla credenza popolare al morso dell'insetto.
Questo fenomeno antropologico, diffusosi sin dall'antichità in area mediterranea e in particolare in Puglia (dove sopravvive in alcune zone del Salento), si manifestava soprattutto nei mesi estivi (periodo della mietitura) sotto forma di uno stato di malessere generale come dolori addominali, catalessi, sudorazioni, palpitazioni.
Il tarantismo richiama una tradizione pagana che rientra nelle terapie magiche della possessione. Platone nelle Leggi scrive:"Ciò di cui i Coribanti patiscono è lo stato di paura...che proviene in una qualche misura dall'anima. Quando...si contrappone ad agitazioni siffatte una scossa esteriore, il movimento che proviene dal di fuori padroneggia il movimento interno di spavento e di mania e, padroneggiandolo, si trova ad aver ricondotto nell'anima la calma e la tranquillità turbate dai penosi soprassalti del cuore. Ed è questo un grande beneficio che risveglia i Coribanti con la musica e con la danza, col soccorso degli dei ai quali ciascuno offre dei sacrifici propizi, li riconduce dalla mania alla ragione".
Ai Coribanti era attribuita l'invenzione di un tipo particolare di danza orgiastica, accompagnata dal suono di strumenti a fiato e soprattutto del timpano, che produceva un effetto di stordimento e di trance; era eseguita dai danzatori armati che, nel parossismo della danza, si infliggevano a vicenda mutilazioni e ferite.
Questa danza fu praticata in Grecia e a Roma, e aveva valore di cerimonia purificatrice e di omaggio alla dea Cibele, la dea della fecondità, la Grande Madre rappresentata su un cocchio tra due leoni..
Oggi la tarantella, costruita in tempo 6/8 abbastanza mosso, è una danza di corteggiamento carica di esplicitazioni sessuali. E' per lo più ballata da due uomini e una donna. Lo schema rappresentativo segue solitamente moduli costanti, nella figurazione della rivalità dei due maschi, eccitati dalla femmina; spesso viene eseguita da coppie di danzatori, che si accompagnano con maschere e tamburello.
La tarantella era ed è eseguita con strumenti diversi: ad esempio nel Gargano con la chitarra battente, chitarre, tamburello e castagnette. Due strumenti arcaici ancora utilizzati, soprattutto in Campania, Calabria, Sicilia sono la zampogna e il tamburo a frizione, detto nei vari luoghi "cupa-cupa" o "puti-pù". Esso è formato da un recipiente conico di terracotta o di legno, chiuso superiormente da una pelle ben tesa, come un tamburello. Il centro della pelle ha un rotondo nel quale è inflitto un bastone che emerge per una quarantina di cm. Il suono è prodotto dallo sfregamento della mano.
Diffuso in tutta l'Italia centro-meridionale e in Sardegna è l'organetto, uno strumento relativamente moderno, entrato nell'uso popolare nella seconda metà dell'Ottocento ( fu inventato attorno al 1886). Ha l'aspetto di una piccola fisarmonica, ma è diatonico: ve ne sono a un "botto" o a due "botti" cioè a una o a due tonalità che si producono premendo uno stesso tasto, in apertura o in chiusura del mantice. E' usato per accompagnare sia il ballo sia il canto. Nel salernitano suonava l'organetto con gran maestria Michele Petrosino (1915-2002) di Sala Consilina.
La tarantella è stata adottata anche nella composizione colta; si ricordano le tarantelle della Sonata in mi minore per pianoforte di Weber.e la Danza per canto e pianoforte di Rossini. 
La tarantella ha, quindi, origini remote: nata da una "crisi della presenza", dal rischio per l'uomo di essere annullato da forze naturali incommensurabili e incontrollabili, oggi si presenta sotto forma di stilizzazioni semi-colte e dopolavoristiche di tipo "napoletano" che impongono lo stereotipo modello agli occhi del pubblico borghese.