W.A.Mozart. Burrasche d'amore





Quanto influirono le varie personalità e figure di donna nella impareggiabile composizione mozartiana?
Come per tutti i grandi artisti, molto, anzi moltissimo.
Dalla madre Anna Maria avesse ereditato il gusto quasi irresistibile del divertimento farsesco.
Dalla parte sentimentale del rapporto con le donne sappiamo dei fugaci quanto burrascosi amori giovanili, soprattutto dell'amore incompiuto per la belle e intrigante Aloysia Weber, cantante e artista di rango.
Sposò, invece, Costanza Weber, la sorella di Aloysia, una donna meno raffinata intellettualmente, che egli seppe amare con sincera nobiltà d'animo e sentimento.
Dell'eterno femminino Mozart fu sempre alla ricerca Seppe amarne pregi e difetti, contemplarne con curiosità quasi adolescenziale gli infiniti risvolti.













Léon Bence - Max Méreaux, Musicoterapia. Ritmi armonie e salute, Xenia, Milano, 1995  pp191


Le antiche civiltà, da quella cinese a quella indiana, da quella greca a quella medioevale, hanno sempre visto nella musica e nella medicina due arti complementari.
Le ricerche moderne hanno non solo riconfermato, con rigorosi procedimenti scientifici, la validità di questa connessione, ma hanno anche scoperto nuove applicazioni terapeutiche della musica specialmente nel campo dei disturbi psichici.
La musicoterapia si prefigge non soltanto di favorire il rilassamento, ma soprattutto di avviare un'elaborata tecnica di guarigione imperniata sull'organo umano più debole. è questa la "musicoterapia di terreno", costruita in parte sulla base delle "costituzioni" omeopatiche (carbonica, fosforica, fluorica) e in parte sulla poliedrica concezione degli organi offerta dall'agopuntura e dalla medicina antroposofica.



















La Bagatella.


A.Webern
In campo musicale il termine bagatella (oggetto di poco valore) indica una composizione breve e vivace, di carattere leggero, in genere presentata dall'autore come opera di scarsa importanza.
Per lo più destinate agli strumenti a tastiera, le bagatelle non obbediscono ad alcuna regola precisa. Uno dei primi compositori che utilizzarono questo titolo fu F.Couperin che l'introdusse fra i suoi brani per clavicembalo
In seguito, nella seconda metà del '700 vennero così intitolate le raccolte di bravi brevi, vari e senza pretese.
Ma è solo con Beethoven e le sue tre raccolte di Bagatelle per pianoforte op.33.119 e 126 che queste composizioni raggiungeranno un valore artistico di alto livello. Il numero di bagatelle prodotte sino alla fine dell'800 è considerevole, ma si tratta di opere di scarso interesse.
Un'eccezione conferma la regola: la Bagatella senza tonalità di F.Listz, scritta nel 1885 ma scoperta solo nel 1956. Prima opera che faccia quasi a meno della tonalità (venticinque anni prima di Schonberg), questo brano profetico è tutt'altro che secondario, e van ben oltre, quindi, la forma libera della bagatella, pur conservando brevità e vivacità.
Nel ventesimo secolo, le Quattordici bagatelle per pianoforte op.6 di Béla Bartok si attengono ancora fedelmente alla definizione del genere. Per contro, con le Sei bagatelle per quartetto d'archi, op.9 di Anton Webern, da annoverarsi fra le opere maggiori del secolo, il titolo evoca ormai solo la brevità di una forma non molto rigorosa.






















Carlo Broschi, detto "Farinello".



Nel '700 il fenomeno dei castrasti assunse una importanza determinante nell'opera: essi divennero grandi divi ammiratissimi dal pubblico, nonostante le numerose voci che si levarono, in particolare nella seconda metà del secolo, contro questa barbara usanza.
Alcuni di essi assunsero una fama internazionale; tra i più celebri: Caffarelli, Guadagni, Gizziello. Essi offrirono un contributo fondamentale alla creazione di quel particolare fenomeno che fu il "Belcantismo".
Il più celebre fu il sopranista Carlo Broschi (Andria, Bari, 1705-Bologna 1782). Esordì a apoli nel 1720 con la serenata Angelica e Medorodi Porpora.
Dal 1723 al 1734 apparve nei principali teatri europei, acclamatissimo dal pubblico e ricercato dai maggiori operisti del tempo. Dal 1735 al 1759 fu al sevizio del re di Spagna sia come cantore personale di Filippo V sia come direttore della cappella reale e sovrintendente dell'opera di Corte.
Nel 1759 si ritirò in una splendida villa presso Bologna; il suo salotto fu frequentato da uomini illustri come Gluk, Padre Martini, Mozart, Casanova.
Dotato di una voce di eccezionale estensione, di timbro dolcissimo e insieme potente, fu anche un virtuoso e, nello stesso tempo, un interprete commovente nel genere patetico.
Vantava una splendida figura scenica e possedeva una cultura musicale di eccezione. Si può guardare a lui come al più completo cantante di tutta la storia dell'opera.









Concerto per tastiera ed archi BWV 1056 J.S.Bach (1685-1750)




Una parte considerevole della produzione strumentale di Bach è destinata al clavicembalo e, al di là dei valori intrinseci, per cui sono tuttora studiate ed eseguite, differiscono dalle raccolte per clavicembalo che circolavano in Europa a quel tempo.
E' proprio in questo ambito che si palesa la sintesi fra gli stili tedesco, francese, italiano, frutto degli studi compiuti in gioventù. Molte opere sono la "sperimentazione" su aspetti tecnico-espressivi; si veda per esempio  il Concerto italiano" BWV 971 che riporta sul clavicembalo a due tastiere la dinamica a contrasti tipica del concerto barocco italiano.
Gli otto concerti per clavicembalo e archi BWV 1052-1059 sono stati scritti fra il 1728 e il 1735 per il Collegium Musicum -fondato da Telemann- che Bach dirigeva a Lipsia.
Costruito sul modello italiano, il concerto n.5 è composto da 3 movimenti (allegro,-lento-allegro).
L'allegro iniziale ed il presto finale sono caratterizzati da una ritmica vigorosa e da un ordinamento tematico complesso dove lo strumento solista si fonde spesso con l'orchestra. Il largo centrale produce con questi movimenti un contrasto di grande effetto: la mano destra del clavicembalo sgrana una linea melodica che è la trascrizione della vecchia parte del violino, mentre la mano sinistra si confonde con gli archi trattati a pizzicati. 
Questo concerto, quindi, non è tanto un dialogo fra solista e orchestra quanto un brano polifonico che si basa sul gioco simultaneo del clavicembalo e degli archi trattato come un insieme.