Gioacchino Rossini. Ouverture del Barbiere di Siviglia






Il 1813 segnò per Rossini il momento dell'acquisizione della maturità artistica. Nacquero, infatti, due capolavori: Tancredi e L'italiana in Algeri, ai quali seguì un crescente qualitativo che va dal Turco in Italia (1814) al Barbiera di Siviglia (1816) alla Gazza ladra e a Cenerentola (1817), con la quale il compositore si congedò dal teatro comico.
Queste opere costituiscono la conclusione e il momento più alto della storia dell'opera buffa italiana: i temi vengono approfonditi e sciolti dai limiti della satira di costume propria degli autori precedenti, in un'analisi dell'uomo e della dimensione storica.
La partitura originale dell' ouverture del Barbiere di Siviglia - se è mai esistita - è andata perduta; Rossini la sostituì con una composizione già utilizzata come ouverture per Aureliano in Palmira (1813) nonché per Elisabetta, regina d'Inghilterra (1815).
Due temi sono esposti in questo brano piuttosto breve: il principale di essi, introdotto e sviluppato dall'orchestra, viene poi ripreso dall'oboe, dal corno e dal clarinetto.
Il pezzo si conclude con un crescendo cui fa seguito un finale spettacolare con un massiccio intervento degli ottoni.
Si dice che Rossini compose il Barbiere di Siviglia in meno di quindici giorni. L'opera, rappresentata la prima volta il 20 febbraio 1816, al Teatro Argentina in Roma (il compositore dirigeva l'orchestra), fu vittima di un ostracismo organizzato, prima di riportare dopo breve tempo un immenso successo.