Beethoven e la forma sonata





" Nella forma sonata il genio di Beethoven si sintetizza e s'incarna con un'identificazione che ricorda quell'Ariosto con l'ottava e di Dante con la terzina. Come in un rito, il divenire dei due tempi, il loro sviluppo e la finale riduzione all'unità tonale celebrano ogni volta una lotta tra due principi opposti: e questa concezione drammaticamente agonistica diventa la forma sonora per eccellenza di quel titanismo eroico ond'è nutrita l'anima beethoveniana. Il contrasto fra i due temi si fa sempre più marcato: il primo. generalmente robusto, rude, piuttosto ritmico che melodico, affidato ai gradi fondamentali della tonalità, il secondo più melodioso e piano, affettuoso, sinuosamente flessibile. Ma nello stesso tempo che si accentua l'opposizione dei due temi, viene pure stretta la segreta affinità melodica. Lo sviluppo centrale s'ingigantisce in confronto ai precedenti compositori, e diventa il teatro di un ampio dramma, d'una contesa nella quale tutto viene messo in gioco, sì che la ripresa ove i contrasti si placano nell'unificazione tonale, giunge come una liberazione trionfale. Le funzioni tonali vengono sentite in questo processo con un'intensità sconosciuta prima d'allora e la modulazione acquista un valore drammatico soggiogante. L'escursione di un tema alla dominante, o ad altre tonalità imparentate per relazioni anche assai sottili a quella principale, viene sentita come la rottura di un equilibrio che deve a tutti i costi essere ricostituito."
Da: M.Mila, Breve storia della musica, Einaudi, Torino 1993, p.196


M.Mila (Torino 1910 - 1988), critico musicale, è autore di studi su Verdi (Il melodramma di Verdi, 1933, La giovinezza di Verdi, 1974), Mozart, Beethoven, Stravinskij; la Breve storia della musica (1946) è stata più volte riedita.