Il canto di Orfeo





E' problematico ricostruire il pensiero greco sulla musica nel periodo arcaico, cioè dai tempi omerici sino al VI-V secolo a.C.: mancano fonti dirette e quasi tutte le testimonianze sono di epoca tarda.
Si può dire con certezza che sotto la parola "mousiké" (arte delle muse) i Greci posero non soltanto l'arte dei suoni ma tutto un complesso di attività comprendenti le arti sorelle (la poesia e la danza) come anche la medicina e le pratiche magiche,
Tra le notizie tramandateci è difficile distinguere il dato storico dai miti e dalle leggende che, per la loro stessa natura non sono databili e si riferiscono, quindi, ad un passato imprecisabile.
L'abbondanza dei miti riguardanti la musica e la poesia offre la chiave per capire alcuni principii fondamentali e basilari che hanno dominato la storia della musica greca per molti secoli, ma soprattutto testimonia la funzione della musica anche nei suoi legami con la religione, con le cosmogonie primitive e con la vita.
Il mito più celebre e più antico è quello di Orfeo, il cantore figlio di Apollo e di una Musa che ottenne dagli dei inferi di ricondurre sulla terra la sposa morta, Euridice, a condizione di non voltarsi mai a guardarla. Disceso nel regno dei morti, placò con il suo canto Caronte e Cerbero, ma infranse il divieto di voltarsi, e così riperdette per sempre Euridice. Morì dilaniato da uno stuolo di donne tracie da lui respinte.
Orfeo con la sua lira rappresenta un richiamo di una tale potenza da fermare e mutare il normale corso degli eventi: il suo canto procura piacere, ma si tratta di un piacere di natura così particolare da tramutarsi in incantesimo e da costringere tutti gli alberi a seguirlo come invasati da una potenza superiore.Il mito orfico non contrasta con la concezione edonistica della musica ma l'approfondisce e la esalta in una sfera più alta.
In effetti se da una parte una corrente del pensiero greco ha concepito la musica come un fattore di civiltà, come una componente essenziale nell'educazione dell'uomo e a sua volta come educatrice, coordinatrice ed elemento di armonizzazione di tutte le facoltà umane, nello stesso tempo la musica è stata sentita anche come un'oscura forza, legata alle potenze del male e del bene, capace di guarire, di innalzare l'uomo alla divinità come di precipitarlo tra le forze del male. Quindi la musica assume la dimensione del rito religioso ed ha un esito medico.
Tradizioni posteriori fecero di Orfeo il profeta dell'Orfismo e gli attribuirono gli Inni Orfici, canti mistici del secolo IV a.C. Il mito di Orfeo ispirò Ovidio, Virgilio, Poliziano; tra i musici Monteverdi, Gluk, Offembach.
Una menzione particolare è riservata da Pseudo Plutarco al cantore trace, ricordato soprattutto per l'originalità delle sue composizioni ("...sembra che Orfeo abbia mai imitato nessuno": Ps.Plut., De musica, 5).