Severino Boezio




"Solo chi ha con la musica un rapporto intellettuale è musicus, trae la propria denominazione dal nome della disciplina; chi ha con la musica un rapporto materiale, il citharedus, il tibicem, trae la propria denominazione dagli strumenti che adopera".
Così scriveva Boezio nel De institutione musica.
Insigne uomo politico, filosofo e matematico, Severino Boezio nacque a Roma verso il 480; divenuto console nel 510, fu in seguito consigliere di Teodorico re degli ostrogoti che lo fece improgionare e giustiziare per tradimento nel 524.
Il De institutione musica, in 5 libri (500-507), è l'unico trattato musicale giuntoci nella tarda latinità. Letto nei secoli successivi, divenne il punto di partenza per tutta la trattatistica medioevale.
Il punto di partenza di Boezio è Platone e la sua dottrina etica della musica: la musica è uno strumento educativo ed esplica i suoi effetti benefici e malefici a seconda dei "modi" usati:
In questa credenza Boezio si richiama anche alle più antiche leggende pitagoriche sugli effetti della musica; ma l'ispirazione pitagorica è di fondamentale importanza come fonte di conoscenza delle dottrine greche sull'armonia.
Il tema della superiorità della ragione sui sensi ritorna più volte nel De musica. La suddivisione in tre musiche, quella mondana, quella umana e quella degli strumenti, si fonda sulla svalutazione del lavoro manuale e di ciò che cade sotto i nostri sensi e il privilegiamento  della pura ragione.
La musica mondana, la prima nell'ordine di preferenza per Boezio è la musica delle sfere, teoria di derivazione pitagorica, e si identifica con il concetto stesso di armonia in senso lato. Il suono degli astri è un concetto astratto e come tale non solo non ha significato chiedersi perché non sia udito dai nostri sensi, ma il fatto stesso di non poter essere udita, indica la sua perfezione: la sua udibilità diventa un fattore secondario, dovuto all'imperfezione della natura umana, incapace di cogliere a pieno l'armonia cosmica.
La musica umana riflette nell'unione armoniosa delle varie parti dell'anima e nell'evoluzione dell'anima con il corpo, la musica delle sfere. La musica umana si comprende con un atto di introspezione, in quanto è l'armonia psicofisica che regna nell'uomo.
La valutazione negativa della musica strumentale appare chiara in Boezio, quando afferma che come in tutte òe arti, anche nella musica esiste la ragione che concepisce e progetta con conoscenza e la mano che esegue: la mano non può agire se non diretta dalla ragione, mentre la speculazione intellettuale è indipendente e autonoma rispetto ad una possibile realizzazione pratica.
Boezio, pur sottolineando una netta supremazia della ragione e della scienza della musica rispetto alla pratica della musica e pur riconoscendo la fallacia dei sensi, non esclude, tuttavia, il ruolo di quest'ultimi e li ritiene basilari per formulare una scienza e un giudizio dei suoni.
La supremazia della ragione non implica, quindi, secondo il trattatista romano, un totale rifiuto dei densi, ma la loro completa sottomissione.