Johannes Ciconia. L'iniziatore della consuetudine del "viaggio in Italia".

(Liegi 1340 - Padova 1411)



Nei primi anni del Quattrocento il movimento musicale italiano subisce l'influenza delle musiche manieristiche francesi, un'influenza intensificatasi col ritorno della corte papale da Avignone a Roma (1378) e con la presenza nelle Cattedrali di un certo numero di musicisti professionisti, tecnicamente preparati nell'arte del contrappunto. Viene affermandosi, quindi, il ruolo prefessionale del musicista: i compositori si formano nell'ambito di una cappella musicale, spesso si trasferivano al servizio di altre cappelle o corti principesche, attratti dal desiderio di nuove esperienze o di maggiori guadani.
La polifonia italiana persegue in questo periodo l'ideale della cosiddetta "Ars subtilior" (arte alquanto sottile), uno stile che coniugava elementi italiani e francesi ottenendo risultati di estrema complessità e raffinatezza.
Un importante esponente dell' "Ars subtilior" fu Johannes Ciconia, forse l'iniziatore della consuetudine del "viaggio in Italia" 
Ciconia fu educato ad Avignone dal 1338 al 1367, fu canonico di San Giovanni Evangelista nella città natale. Nel 1403, a causa dei conflitti scatenati dal grande Scisma d'Occidente, fece ritorno in Italia stabilendosi a Padova come mansionario della Cattedrale dal 1403 sino alla morte avvenuta nel 1411.
Seguendo la tradizione veneta delle musiche celebrative scritte per le cerimonie e le funzioni pubbliche, risalente intorno alla metà del XIV secolo, Ciconia compose alcuni mottetti celebrativi, caratterizzati da strutture ritmiche e melodiche particolarmente raffinate.
Egli rese omaggio al luogo di residenza col mottetto "O Padua, sidus precarium" il cui testo tesse le lodi della città e termina col nome dello stesso compositore: "Johannes Ciconia canore fido resonat", a testimonianza dell' emergente figura professionale del nusicista.
Nel 1405 le truppe veneziane entrarono in Padova abbattendo definitivamente la signoria dei Carraresi e annettendo la città allo stato veneziano, nell'ambito di una politica tendente per ragioni di sicurezza ad estendere il dominio di Venezia nell'entroterra veneto.
Ciconia scrisse allora il mottetto "Venecie mundi splendor. Michael qui Stena domus" in cui il triplum magnifica la potenza dello stato veneziano con l'intervento personale del compositore "Pro te canit voce pia...Johannes Ciconia"
L'eredità musicale del Trecento italiano, secolo ricco anche di opere letterarie e figurative, ha avuto una eco ed un' influenza con la sua predilezione per le sonorità "morbide" sulle creazioni dei compositori nordici franco-fiamminghi, che da Ciconia in poi hanno sempre più frequentemente visitato l'Italia.