Richard Wagner. Ouverture del Tannhauser






Wagner elaborò i fondamenti della sua nuova concezione operistica: la cosiddetta "melodia infinita", che infrangeva i tradizionali schemi costruttivi del melodramma italiano e francese (pur non rinunciando a più sottili partizioni formali sottese a un tipo di sviluppo sinfonico ininterrotto);  Il rilievo conferito all'orchestra, elevata a fondamentale tessuto connettivo del dramma; l'uso dei "motivi conduttori" (leitmotiv) legati a figure, momenti, aspetti dell'azione drammatica; l'identificazione  di temi mitici di ascendenza germanica come soggetti privilegiati del dramma musicale.
L'ouverture del Tannhauser segna una importante evoluzione del linguaggio orchestrale wagneriano alla ricerca di una sua sonorità.
Wagner compose l'opera (testo e musica) fra il giugno 1642 e l'aprile 1845, fu rappresentata per la prima volta il 19 ottobre nel teatro di corte del re di Sassonia, a Dresda, ove ebbe una accoglienza tiepida. Per la prima parigina al teatro dell'Opéra, il 13 marzo 1861, il compositore trasformò la fine dell'ouverture inserendovi un baccanale destinato a servire da supporto al balletto imposto dalla tradizione.
L'ouverture datata 1845 e che si differenzia da quelle del 1861 e 1875, è basata su due idee antinomiche generate dalla situazione conflittuale dell'uomo fra amore ascetico religioso e amore voluttuoso sensuale. idee che sono evocate dal contrapporsi di due grandi temi.
Il primo quello dei pellegrini, inizia in mi maggiore. Un lento introdotto dai fiati(corno, fagotto, clarinetto) si sviluppa partendo da una linea melodica ascendente, generatrice di una musica che, dapprima lontana,, si avvicina lentamente per poi, nel momento in cui intervengono gli archi, acquistare maggiore ampiezza ed elevarsi crescendo, sino ad un fortissimo (trombone, tuba) e tornare infine al suo punto di partenza melodico.
Il secondo tema, che contrasta con il primo, si articolo intorno al Venusberg (montagna leggendaria della Germania medioevale) e al palazzo di Venere ove il cavaliere-poeta Tannhauser dimentica nella voluttà la sua triste condizione di uomo mortale.
Ai motivi intrecciati che evocano la magia dei luoghi, fa seguito, modulata dall'orchestra, l'invocazione dell'eroe alla dea, inno delirante di cui Baudelaire disse che era espressione di "un amore sfrenato, immenso, caotico, che si innalzava sino all'altezza di una contro-religione".
Dopo un ritorno dei motivi insistenti del Venusberg che dovranno poi cedere il passo al tema religioso dei pellegrini, simbolo della grazia cristiana salvifica che opera al di là di una duplice morte: quella di Elisabetta, la giovane vergine innamorata di Tannhauser, e quella dell'eroe stesso colpito davanti alle spoglie mortali della fanciulla eletta da Dio.
.Questa composizione, sconcertò il pubblico che, nella grande maggioranza, si lasciò coinvolgere in un intrigo rimasto famoso negli annali dell'Opéra.