Gli Angeli musicanti




Tutte le religioni ammettono una classe di esseri intermedi tra Dio e l'uomo, senza corpo propriamente detto, e perciò chiamati con nomi che alludono alla sottigliezza dell'aria.
In arte, la figurazione degli Angeli compare già alle origini dell'arte cristiana: essa riempe di sé tali e tante opere d'arte da rendere problematico il compito di elencare gli aspetti più tipici ed espressivi della loro iconografia. 
Gli artisti medioevali e moderni nelle loro opere introdussero gli Angeli quali creature celesti di suprema bellezza nei sereni e composti atteggiamenti di adoranti o di musicanti o di danzanti, o quali creature inviate da Dio in mezzo agli uomini per annunziare loro i suoi messaggi o per accompagnarli e custodirli nel cammino della vita. 
Con essi la raffigurazione degli Angeli raggiunge quel tipo di immagine che ha una sua eco perenne nel culto e nel dogma cattolico.
Il motivo iconografico degli angeli musicanti, presenti sin dal secolo VIII nella raffigurazione delle sette trombe dell'Apocalisse e più tardi nelle immagini cristiane del Giudizio universale, quando secondo la lettera dell'Apocalisse di Giovanni, annunciano la fine dei tempi suonando le "Trombe del Giudizio", subisce un incremento con la diffusione della Legenda aurea, di Jacopo da Varazze e attinge la sua popolarità nel '400 tanto in Italia, quanto nelle Fiandre, estendendo le sue propaggini fino al '600 e oltre.





Nei dipinti raffiguranti la Natività e la Madonna con il bambino i pittori accordano in genere la preferenza a strumenti dal suono flebile, cosiddetti Instrumentis bas quali il flauto, l'arpa, il liuto, il salterio, l'organo portativo, la ribeca e la viella,  viceversa nella scene dedicate allo Sposalizio, all'Assunzione e alla Incoronazione della Vergine, compaiono di frequente anche gli instrumentis hauts quali la bombarda,la tromba, il trombone, talora accompagnati da percussioni destinate a fornire la base ritmica, adatti alla solennità dell'evento.
Tra il '400 e il '500 il topos figurativo degli Angeli musicanti conosce un rinnovato vigore nelle Sacre Conversazioni, diffuse soprattutto in area lombardo-veneta: non si tratta più di cori o di assiemi strumentali imponenti, ma di piccoli complessi polifonici compositi da tre o quattro esecutori al massimo, conformi ad un ideale intimo, quasi cameristico, del far musica.
Sebbene gli strumenti siano riprodotti in modo fedele, non bisogna tuttavia perdere di vista la consapevolezza di queste orchestre divine comportano tutte ad un certo grado di astrazione, legato in parte alle necessità della composizione pittorica, che possono suggerire, ad esempio, una duplicazione degli strumenti per esigenze di simmetria bilaterale, in parte al fatto che non sempre l'artista possedeva una profonda competenza in materia e quindi il più delle volte si limitava a copiare in modello senza preoccuparsi di riprodurre in modo esatto i particolari.
Se è vero che col tempo i concerti angelici acquistano una maggiore verosimiglianza, è pur vero che l' esecuzione ambientata in un contesto atemporale come lo spazio celeste non deve necessariamente essere la riproduzione fedele della realtà
Nel secolo XIX si sviluppa la tendenza alla raffigurazione dell'Angelo custode di ogni persona e, soprattutto, dei bambini.







Una catalogazione cronologica dei primi strumenti.

Curt Sachs


"Il criterio geografico rimane più sicuro di tutti gli altri, in quanto meno esposto al rischio di interpretazioni soggettive. La cosa migliore è attenervisi il più fedelmente possibile e vagliare i risultati cronologici che ne derivano alla luce delle notizie preistoriche e storiche in nostro possesso, oltre che con le soluzioni più attendibili ai quesiti sulla semplicità e sul livello culturale [...].
Il primo strato comprende quegli strumenti che, secondo la classificazione storica, vengono reperti negli scavi di materiale paleolitico e, secondo la classificazione geografica, sono diffusi su scala mondiale. Essi sono:

Idiofoni                   Aerofoni             
 sonagli                     rombo
conchiglia sfregata   ancia a nastro
raschiatoi                  flalito privo di fori
buca battuta

Non appaiono in questo primo strato né tamburi, né strumenti a corda.
Lo strato medio include gli strumenti degli scavi neolitici, i quali sono presenti in diversi continenti pur senza essere universali.  Si tratta dei seguenti:

Idiof.                     Aerof.                Membranofoni  Cordofoni

Tamburo a fessura  Flauto con fori            Tamburo      Arpa 
Tubo battuto            Tromba                                          Cetra 
                                 Tromba di conchiglia                     Arco 


L'ultimo strato riunisce tutti gli strumenti rinvenibili negli scavi riguardanti il tardo neolitico; gli stessi che dal punto di vista geografico ritroviamo confinati in aree determinate. Sono:

Legno sfregato        Flauto nasale           Tamburo a frizione
Sonaglio di vimini    Flauto traverso        Bacchetta di mazzuolo
Xilofono                  Tromba a                  di tamburo 
Scacciapensieri        imboccatura
                                 laterale  


Curt Sachs, Storia degli strumenti musicali, Mondadori, Milano 1996, pp.58-60