Il canto magico e l'amore: un testo egizio




Il papiro Harris


" V'è un'arte orale della seduzione la quale,avanti d'essersi consegnata a tutti i capricci della fantasia e dell'invenzione individuale, fu scienza fondata su regole precise e praticata sempre in vista di un risultato positivo da conseguire e non per puro diletto dell'immaginazione.
Tale scienza si presenta a noi sotto due forme: come musica o come poesia (linguaggio semplicemente ritmato).
La seconda delle due forme deriva dalla prima: la poesia è soltanto una musica fatta priva d'una parte delle sue risorse, una musica impoverita e ridotta, che presuppone un anteriore uso del canto...
Il papiro di Torino e il papiro di Harris contengono dei canti d'amore che rammentano talvolta il Cantico dei Cantici e tra i quali alcuni sembrano essere dei modelli di incantesimo:
O bell'amico, mio desiderio è divenire signora dei tuoi beni come tua sposa, che tu avanzi a tuo buon grado col braccio posato sul mio (perché allora) io dirò al mio cuore che sta entro il tuo petto le mie suppliche.
(Se) il mio grande amico non (viene) durante la notte, io sarò come chi si trovi nella tomba. E tu non sei forse la salute e la vita, colui che trasmette le gioie della beatitudine al mio cuore che ti cerca?..."

da: J.Combarieu, La musica e la magia, Mondadori Editore, Milano, 1982 



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F.Chopin Notturni per pianoforte,1827-1846










F.Chopin creò il suono pianistico romantico. Assorbì e conservò del classicismo l'attenzione al rigore formale e il controllo dello stile e delle strutture, pur rifiutandone le simmetrie obbligate, del romanticismo assunse lo slancio passionale, il soggettivismo introspettivo, lo spirito di ricerca linguistica, il legame con la musica popolare, ma, avverso per carattere agli eccessi, ne respinse gli aspetti visionari e l'enfasi melodrammatica.




La composizione dei Notturni  copre un periodo di circa vent'anni (dal 1827 al 1846).
Il compositore J.Field, cui si deve la denominazione di "notturno" per questo genere di composizione pianistica libera, intimistica ed essenzialmente monotematica, esercitò una profonda influenza su Chopin: Nei Notturni n° 1,2,3 op.9 si riscontrano lo stesso stile di melodia accompagnata, stesse fioriture ispirate al bel canto italiano.
Componendo la triade dell'op. (n°4, 5, 6), Chopin si stacca dal suo modello ancor prima di affermare pienamente la propria concezione del notturno nei due brani (n°7, 8) dell'op.27. Il primo (do diesis minore), di forma A-B-A come quasi tutti i  Notturni, inizia con un larghetto sognante che contrasta con un episodio centrale dalla figura ritmica cupa e tesa; il secondo (re bemolle maggiore) sviluppa una melodia ornata sullo sfondo di arpeggi colorati dalle più svariate armonie. I due Notturni dell'op.32 (n°9 e 10) rilevano minore abilità. Superiore per qualità musicale, il n°11 in sol minore (op.37 n°1) permette di misurare i progressi stilistici compiuti dal compositore (si tratta di una nuova versione del n°6 op.15 n°3); il n°12 (sol maggiore) op. n°2 alterna due temi (il secondo dei quali ha un ritmo di barcarola) secondo uno schema firmale A-B-A-B-A-B.
Con il Notturno n°13 in do minore op.48 n°1, Chopin compone una delle sue opere più originali, splendidamente elaborata dal punto di vista della transizione fra il lento molto cupo dell'inizio e l'agitato  della parte centrale, ritmico.
Il Notturno n° 14 op.48 n° 2, in fa diesis minore, pur non avendo i pregi del precedente, è pur sempre ragguardevole sotto il profilo dell'invenzione melodica, il n°16 (si bemolle maggiore) op.55 n°2, ben più interessante del popolare n°15 (n°1 fa minore), rispecchia l'intensificarsi dell'attività contrappuntistica che rivela la produzione dell'ultimo Chopin.
Per il complesso ordinamento delle linee melodiche, la raffinatezza dell'armonia cromatica e la fluidità ritmica, i Notturni n°17 in si maggiore op.62 n°1 e n°18 in mi maggiore op.62 n°2 si affermano come composizioni capitali nell'ambito dell'intera produzione di Chopin e concludono il ciclo dei Notturni preannunciando Fauré.