Ars Nova: la storia di Jacopo da Bologna

Jacopo da Bologna

Il termine Ars Nova, con cui viene designata la musica del Trecento, deriva dal titolo di un trattato musicale del francese Philippe de Vitry, che illustra le principali innovazioni intervenute in questo periodo nella teoria e nella pratica musicale.
L'Ars Nova si distingue dall'Ars Antiqua riconoscendo valore artistico anche alla musica profana e sviluppando, accanto a quelle polifoniche, composizioni di stile parzialmente omofono.
L'Ars Nova italiana, che trae ispirazione da quella francese, fiorisce tra il 1325 circa e l'inizio del secolo XV;  il centro artistico è Firenze, ma il movimento si diffonde anche in varie città dell'Italia settentrionale e centrale.
Bologna è un importante centro di produzione e di diffusione della lirica vocale; ambiente particolarmente favorevole è quello degli studenti dell'Università, ma anche la Corte dei Pepoli, con Taddeo e i figli Giacomo e Giovanni.
Infatti, Antonio da Ferrara, poeta che viveva presso la Corte dei Pepoli, ricorda in una sua canzone che quando era a Bologna gli piaceva ascoltare una fanciulla che cantava madrigali, tra cui due in particolare: Dù occhi ladri e In sei bei fiori, composizioni tuttora conservate e la seconda è un'opera giovanile di un musicista locale: Jacopo da Bologna che, iniziata l'attività nella città natale, l'ha proseguita presso le due Corti confinanti che si dividevano il dominio a nord del Po: gli Scaligeri di Verona e i Visconti di Milano.
Jacopo, noto anche con il nome latinizzato di Jacobus de Bononia, svolse  la sua opera di musico prima a Padova, poi a Verona alla Corte di Mastino II della Scala (1340-1345) e infine a Milano, presso Luchino Visconti (1345-1355). Probabilmente in questa ebbe una cattedra di musica all'Università.
Jacopo a Milano adempie la funzione di musicista ufficiale, celebratore ufficiale di personaggi ed avvenimenti di corte. , come in Francia, la funzione politica è svolta innanzitutto dal mottetto con testo latino: due composizioni di questo genere, infatti, una conservata intera Lux purpurata celdiis-Diligite laudari e l'altra frammentaria Laudibus dignis merito laudari sono state scritte da Jacopo per Luchino Visconti. Nella prima si accenna anche al fratello Giovanni, arcivescovo di Milano, che divideva con lui il potere..
All'intento celebrativo Jacopo sottopone anche il madrigale: il madrigale O in italia felice liguria è stato composto per celebrare. il 4 agosto 1346 la nascita dei gemelli Luca e Giovanni, figli di Luchino e Isabella Fieschi.
Tuttavia fra i suoi madrigali, finemente rabescati, è famoso Non al suo amante più Diana piacque, musicato sul testo del Petrarca intorno al 1350.
Nelle prime due terzine viene accostata l'immagine di Diana scorta accidentalmente dal suo innamorato Atteone mentre mentre si bagna nuda nelle gelide acque di un laghetto montano, a quella molto più casta di Laura, accorta dal poeta mentre sta lavando alla fonte il leggiadro velo che di solito copre i suoi capelli. Il poeta negli ultimi due versi dichiara di provare alla vista dell'amata lo stesso fremito amoroso da cui fu certamente assalito Atteone..
Musicalmente le prime due terzine sono intonate sulla prima sezione melodica (A): i due versi finali alla rima baciata che costituiscono il ritornello, sono intonati su una diversa melodia (B),  che presenta una variazione anche nel ritmo.
Come quasi tutti i madrigali polifonici del Trecento, si tratta di una composizione a 2 voci, ambedue cantate, in cui la voce del cantus   viene sostenuta, nel suo darsi melodico e fiorito allo stesso tempo, dalla voce del tenor, che si compenetra intimamente con la  più elaborata voce superiore.
Jacopo, il più noto della prima generazione dei compositori dell'Ars Nova, supera il contemporaneo e rivale Giovanni da Firenze per varietà ritmica, dolcezza melodica e più forte senso armonico. Maestro di Francesco Landino, con la sua produzione ha indirizzato la ricerca stilistica sia dei fiorentini, che lo hanno seguito sia di Bartolomeo da Padova. Le sue composizioni sono rimaste in voga perlomeno fino al 1420.
Infine di lui ci è pervenuto un trattato teorico, L'arte del biscanto misurato secondo il Maestro Jacopo,una trentina di madrigali, due mottetti, una lauda, tre cacce che sono tra le pagine più belle del nuovo stile musicale.