La "pittura sonora" nella musica colta europea.



Uno dei più potenti principi di sviluppo e di invenzione di strutture musicali nella musica colta europea è quello dell'imitazione, più o meno volontaria, più o meno esplicita, in alcuni casi anche forse non voluta o del tutto inconsapevole, di eventi naturali, di comportamenti umani, di schemi di pensiero, di immagini di fantasia.
Il concetto di !imitazione" nel campo estetico, è molto antico; risale ad Aristotele ed è stato poi ripreso in epoca rinascimentale e diffuso in tutta l'area europea fra il Cinquecento e il Settecento, come idea capace di spiegare i fenomeni artistici in genere: l'arte era imitazione della natura, una sorta di tentativo dell'uomo di avvicinarsi al mistero della creazione divina, imitandola. Il concetto si imitazione si applica prima di tutto alle arti figurative: la pittura e al scultura imitano gli oggetti naturali; ma si applica anche a quelle del gesto e della narrazione:  gli attori "imitano" i gesti degli uomini, i racconti che vengono narrati sulla scena (o anche quelli che vengono narrati nei poemi e nei romanzi) "imitano fatti accaduti  o immaginati come accaduti.
Anche la musica in quell'epoca si scopre dotata di facoltà mimetiche sa imitare le inflessioni della lingua parlata o poetica, da quelle più elementari (come ad esempio l coincidenza degli accenti musicali con gli accenti tonici della parola) ad altre più sottili ( il ritmo del parlato, le inflessioni d'altezza o d'intensità della voce), ad altre ancora più complesse (gli schemi e le leggi dell'oratoria); sa imitare anche gli gesti degli uomini, soprattutto i gesti più codificati e rituali, come quelli della marcia e della danza, ma anche altri più imprevedibili, come quegli degli attori sulla scena. Sa imitare ancora suoni naturali, per esempio attraverso onomatopee che richiamano i canti degli uccelli (si ricordi la "Primavera" di Vivaldi), i suoni delle trombe in battaglia, i rumori e i ritmi della caccia. Infine s "imitare" immagini più astratte, ma tipiche di situazioni antropologicamente e psicologicamente molto rilevanti: il contrasto, il dialogo, la tensione, l'armonia, il raggiungimento, l'ascesa, l'interruzione, etc.
Alcune di queste facoltà sono legate a particolari contrasti funzionali: ad esempio quando si danza la musica deve "accompagnare" o guidare i gesti dei danzatori, deve dare segnali opportuni perché chi danza sappia come muoversi. Ma anche quando la musica diventa semplicemente strumentale e la sua funzione si riduce a quella pura e semplice di venire ascoltata, anche in questi casi le tracce di contesti funzionali non più presenti in quanto tali, continuano a esistere, a sollecitare la fantasia di chi suona e di chi ascolta, a evocare memorie più o meno inconsce.
Il "sistema" musica, l'insieme delle regole che organizzano la sua struttura sonora, ha proprie leggi particolari che devono assicurare a chi ascolta un livello efficiente di percepibilità; ma all'interno di questo sistema "grammaticale" si inseriscono nel corso dei secoli richiami sempre più complessi intrecciati a quegli eventi del mondo che la musica sa di poter "imitare".
Si chiama "stilizzazione" di questi eventi il processo che permette il loro inserimento, all'interno del loro regolato sistema sonoro della musica.