I.Strawinsky |
"Han fatto di me un rivoluzionario mio malgrado. Ora noi sappiamo che i moti rivoluzionari non sono mai completamente spontanei: c'è della gente abile che fa la rivoluzione con cognizione di causa...Bisogna stare attenti a non farsi ingannare da coloro che attribuiscono intenzioni che non sono le nostre [...] Il tono di un'opera come la Sagra è potuto sembrare temerario, e il suo linguaggio aspro nella sua novità: ciò non implica in alcun modo che essa sia rivoluzionaria nel senso più sovversivo della parola.Se basta rompere un'abitudine per meritare la taccia di rivoluzionario, ogni musicista che ha qualche cosa da dire, e che esce, per dirla, dalla convenzione stabilita, dovrebbe essere considerato tale.Perché gravare il dizionario delle belle arti di questo vocabolo rombante, che indica, nella sua accezione abituale, uno stato di disordine e4 di violenza, mentre ci sono tante parole più adatte designare l'originalità? [...] Le nostre "élites" di avanguardia, votate ad una perpetua esagerazione, aspettano ed esigono dalla musica che essa soddisfi il loro gusto di assurde cacofonie.. Dico "cacofonia" senza tenere di essere incluso nelle file dei vecchi pompieri, fra i laudatores temporis acti. Adopero questa parola con la serena coscienza di non fare minimamente marcia indietro. La mia posizione al riguardo non è affatto cambiata dal tempo in cui componevo la Sagra e in cui ci si compiaceva di far di me un rivoluzionario: oggi come ieri, io diffido della moneta falsa e mi guardo dal prenderla per denaro contante. Cacofonia vuol dire suono cattivo, merce illegale, musica non coordinata che non resiste ad una critica seria. [...] Insomma io confesso d'esser completamente insensibile al fascino della rivoluzione. Tutti i rumori che essa può fare non destano in me alcuna eco: perché la rivoluzione è una cosa e la novità un'altra. Anzi quando non si presenta in forme esagerate, la novità non è sempre riconosciuta dai suoi contemporanei."
da: I.Strawincky, Poetica della musica, Curci, Milano 1978