I contributi di Rousseau in campo musicale denunciano più il polemista brillante e l'osservatore acuto, che non lo studioso rigoroso e obiettivo.
Egli, coerentemente alla sua visione del mondo, che rivalutava tutto ciò che è "naturale", fu portato ad apprezzare la musica vocale più di quella strumentale, e specialmente quella monodica, che a suo giudizio permetteva una espressione dei sentimenti spontanea e non mediata.
Egli amò in particolare l'opera buffa napoletana, e intervenne nella querelle des bouffons difendendo lo stile italiano e criticando la tradizione musicale francese, con il celebre pamphlet Lettre sur la musique francaise (1753) (chiedo scusa se non ho scritto correttamente il termine francaise , ma blogger non me lo consente)
Egli amò in particolare l'opera buffa napoletana, e intervenne nella querelle des bouffons difendendo lo stile italiano e criticando la tradizione musicale francese, con il celebre pamphlet Lettre sur la musique francaise (1753) (chiedo scusa se non ho scritto correttamente il termine francaise , ma blogger non me lo consente)
La disputa nel mondo tedesco tra i difensori della polifonia da una parte e i difensori della monodia accompagnata, del basso continuo e poi, ak tempi di J.S.Bach, della musica galante dall'altra, così come quella che nel mondo latino ha visto schierati gli uni contro gli altri i sostenitori dell'opera seria e dell'opera buffa, della tragédie lyrique francese e della più melodica opera italiana, hanno trovato il loro punto d'arrivo, la loro provvisoria conclusione nella grande querelle tra Rameau e gli enciclopedisti.
Solo nella seconda metà del Settecento si delineano con maturità, con una certa precisione concettuale e terminologica, le due grandi linee del oensiero musicale. Con Rameau si ha la più aggiornata e complessa formulazione dell'antica concezione pitagorica della musica come linguaggio eterno, immutabile, rivelazione e incarnazione dell'armonia del cosmo; con Rousseau prende corpo un'altra concezione opposta ed alternativa a quest'ultima, della musica come linguaggio intersoggettivo, come comunicazione di sentimenti variabili nella storia, legata al carattere di ogni individuo, di ogni collettività, di ogni popolo non codificabile in regole e leggi eterne ma soggetta alla libera invenzione melodica.