Leggendo l'Odissea sembra che l'arte musicale sia concepita come un mestiere specializzato e non come un'attività collettiva.
Il cantore Demodoco è rappresentato cieco come se lo si volesse separare dagli altri mortali.: "E giunse anche l'araldo, guidando il diletto cantore,/ così predilesse la Musa, donandogli un bene ed un male:/ privo lo fe' degli occhi, ma il canto soave gli diede".
La cecità è data come un male che si accompagna al dono del canto affinché il cantore sia più concentrato nella sua arte, distolto dal mondo esterno.
Odissea,VIII 44-45