Composti a Cothen fra il 1718 e il 1721, per il margravio di Brandemburgo Christian Ludwig, i Concerti brandeburghesi (quasi terminati nel 1720, quando morì improvvisamente la prima moglie di J.S.Bach, Maria Barbara) sono colmi di quell'ardore giovanile, di quella vivacità che fanno di essi gli eredi della scuola strumentale italiana e sono da annoverare fra le opere più gioiose che il compositore, allora direttore musicale alla corte del principe Leopoldo di Anhalt, abbia scritto.
Quando compone i Concerti per vari strumenti, Bach prende a modello una forma musicale che in quegli anni gli italiani avevano diffuso in tutt'Europa (Corelli, Torelli, ecc._): il concerto grosso che, sotto l'influenza dei concerti per violino di Vivaldi, adotterà poi i 3 movimenti (vivace, lento, vivace).
Nei brandeburghesi n°2 in fa maggiore, n°4 in sol maggiore e n°5 in re maggiore, Bach rispecchia lo spirito del concerto grosso; vi è antagonismo, contrapposizione continua fra il concertino e il ripieno, pochi strumenti hanno un ruolo solistico, salvo il clavicembalo che interviene nel 5° e la cui ammirevole parte - soprattutto nrel 1° movimento - annuncia la forma del concerto per tastiera.
Altrettanto non si può dire per i Concerti brandeburghesi n°1 in fa maggiore, n°3 in sol maggiore e n° 6 in si bemolle maggiore. In essi uno strumento o vari piccoli gruppi di strumenti (per esempio i 3 violini, le tre viole e i 3 violoncelli del n°3) si staccano dalle masse orchestrali per cantare da soli, per dialogare fra di loro o con il ripieno.
Ma indipendentemente da come gli strumenti, raggruppati o meno, dialogano, i brandeburghesi rivelano una così eccezionale maestria nell'utilizzo dei timbri che numerosi musicologi vedono in essi una delle principali fonti della sinfonia di taglio classico.