Arnold Schonberg






Le composizioni con dodici note


"Il metodo di composizione con dodici note è nato da una necessità. Negli ultimi cento anni, lo sviluppo del cromatismo ha radicalmente trasformato il concetto di armonia. L'idea che una nota base, la fondamentale, dominasse la costruzione degli accordi e ne regolasse la successione -ossia il concetto di tonalità- dovette dapprima svilupparsi nel concetto di tonalità estesa, per giungere, subito dopo, a mettere in dubbio la stessa possibilità di quella fondamentale a essere considerata ancora il centro di riferimento di ogni armonia e successione armonica. Di più, si dubitò persino che una tonica posta all'inizio o alla fine, o in qualsiasi altro punto, avesse realmente un significato costruttivo. L'armonia di Wagner aveva provocato un mutamento nella funzione logica e costruttiva dell'armonia di cui il così detto uso impressionistico delle armonie, praticato soprattutto da Debussy, fu una conseguenza. Prive di funzioni costruttive, le armonie debussyane hanno spesso soddisfatto un intento coloristico volto ad esprimere stati d'animo e immagini: immagini e stati d'animo che, pur d'ordine extramusicale, divennero elementi costruttivi incorporati nelle funzioni musicali e determinarono una specie di comprensibilità puramente emotiva. A questo punto, la tonalità poteva già dirsi detronizzata, almeno in pratica se non in pratica se non in teoria, perché tutto ciò da solo non avrebbe portato a un mutamento radicale nella tecnica compositiva. Esso infatti divenne indispensabile allorché si avviò una contemporanea evoluzione destinata a concludersi con quella che io chiamo l'emancipazione della dissonanza.[...] Il termine emancipazione della dissonanza significa [...] che la comprensibilità della dissonanza viene considerata equivalente alla comprensibilità della consonanza. Uno stile che dunque si basa su simili premesse tratta la dissonanza allo stesso modo della consonanza, e rinuncia a un centro tonale. Naturalmente evitando di stabilire una tonalità si viene a escludere la stessa modulazione, poiché modulare vuol dire abbandonare una determinata tonalità per entrare in un'altra".
da: A.Schonberg, Stile e idea, Feltrinelli, Milano 1975, pp. 106-108