Lo jubilus è un melisma vocalizzato su un'unica sillaba, soprattutto nel canto gregoriano, sull'a finale della parola alleluia: è quindi parte integrante dell'Alleluia del Proprium missae, della cui melodia è una sorta di elaborata coda o cadenza. In questa senso è sinonimo di neuma, che nella terminologia medievale significa genericamente passo melodico melismatico di cantus planus: lo stesso si dice del termine jubilatio che sottolinea con maggior evidenza la mistica esaltazione di tali canti senza testo, certo i più ricchi del repertorio liturgico.
Fra gli altri ne parla, attestandone l'origine ebraica, sant'Agostino che nei suoi scritti afferma che la musica è lo strumento perfetto della lode a Dio e dell'elevazione dell'anima fino alla sfera dell'infinito e dell'inesprimibile.
"Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole...Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe". (Salmo 32,3)