Arcangelo Corelli. Dodici concerti grossi per due violini, violoncello e archi, 1682. Op. 6





Nel 1712 Corelli pubblica la sua sesta ed ultima raccolta che, come tutte le precedenti, comprende dodici brani.
Ma l'inizio della loro composizione risale almeno al 1682, poiché si ha la testimonianza di alcuni musicisti contemporanei, fra cui G.Muffat, che dicono di averli ascoltati già a quell'epoca. Questa testimonianza avvalora la tesi secondo la quale Corelli deve essere considerato l'inventore di questa forma.
Questo primo grande ciclo di concerti grossi sorprende per varietà di costruzione e molteplicità di combinazioni orchestrali.
I primi otto si avvicinano maggiormente ai trii e alle sonate da chiesa e gli ultimi quattro a composizioni cameristiche, ma si deve soprattutto osservare che ognuno di essi è composto da 4 a 6 movimenti, la cui successione non obbedisce a una struttura ben definita.
Il loro titolo si limita ad evocare una serie di danze ( preludio, allemanda,, giga, sarabanda, gavotta, minuetto...) e il loro tempo può essere vivace, lento o moderato. L'adozione da parte di Corelli di queste disposizioni variate, invece della forme tripartita vivace-lento-vivace, è dovuta all'influenza della musica drammatica. Quest'ultima è infatti più ricca di peripezie che non l'astratta sinfonia e, pertanto, meno esigente quanto a simmetria.
Circa la diversità delle combinazioni orchestrali, essa è dovuta anzitutto alee modalità di ripartizione degli interventi fra il gruppo dei tre strumenti solisti (il concertino) e l'insieme dell'orchestra (il ripieno). Infatti il passaggio da un gruppo all'altro non risulta mai da un'alternanza meccanica, ma da rapporti sapientemente equilibrati. Questa diversità riguarda poi il trattamento degli stessi strumenti solisti, i due violini e il violoncello. Viene adottata una pluralità di soluzioni: ai due violini sono affidate parti di eguale importanza, oppure uno di essi tende a diventare solista; talvolta al violoncello il primo ruolo.
Dei dodici concerti, l'ottavo -Concerto per la notte di Natale- , è considerato il più bello, soprattutto grazie alla pastorale finale.